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mercoledì 8 dicembre 2010

Antimateria


Il 18 novembre 2010, 38 atomi di anti-idrogeno sono stati creati e tenuti per 172 msec in un campo di contenimento al CERN di Ginevra.

Dopo aver creato mini-Big Bang all'interno del Large Hadron Collider, i ricercatori del CERN hanno ora raggiunto l'ennesimo risultato da primato nel campo della fisica dei quanti: questa volta a Ginevra sono riusciti a creare 38 atomi di antimateria e a "intrappolarli" mantenendoli stabilmente in vita per una frazione di secondo.
Stando al "modello standard" della fisica dei quanti, a ogni particella di materia elementare corrisponde il suo equivalente di antimateria con carica e spin speculari. Posseggono la loro antiparticella l'elettrone (positrone), il protone, il neutrone e tutte le altre componenti del variopinto "bestiario" del modello standard.
La creazione di antimateria in laboratorio o il suo utilizzo nella quotidianità (come nellatomografia a emissione di positroni) non è più una novità da molti anni, mentre resta ancora problematico lo studio delle sue caratteristiche specifiche vista la tendenza all'annichilamento che ha l'antimateria ogni volta che si scontra con la materia comune.
Sfruttando un particolare design di campi elettromagnetici noto come "bottiglia magnetica", invece, i ricercatori del CERN sono riusciti a mantenere stabili 38 atomi di anti-idrogeno per due decimi di secondo ciascuno, su un totale di 10 milioni di antiprotoni e 700 milioni di positroni usati nell'esperimento.
Per quanto al momento di breve durata, la possibilità di produrre e "trattenere" gli atomi di antimateria fornisce agli scienziati la prospettiva di studiare più da vicino le loro caratteristiche. In tal modo i ricercatori potrebbero finalmente spiegare la discrepanza tra l'attuale, preponderante presenza della materia comune nell'universo e il fatto che dal Big Bang sarebbero teoricamente scaturite identiche quantità di materia e antimateria: quella frazione di materia standard sopravvissuta ha dato origine al tutto e infine alla vita sul pianeta Terra.

L'Universo Pieno

Nell’Universo c’è molto più di quanto riusciamo a vedere. La scoperta arriva dal telescopio Canada-France-Hawaii Telescope, situato sul monte Kea nelle Hawaii e dotato della fotocamera dalla risoluzione più alta al mondo.





Una ragnatela di materia oscura lunga 270 milioni di anni luce attraversa lo spazio conosciuto e non emette segnali captabili dal nostro pianeta. Una quantità di materia enorme, che rappresenta una fetta consistente della gigantesca torta che chiamiamo Universo.
L’incredibile numero di corpi celesti osservati e pazientemente catalogati dagli astronomi, ci danno testimonianza di sé grazie alle radiazioni emesse o riflesse, anche a frequenze invisibili all’occhio umano (ma catturate dai moderni telescopi). Galassie, stelle, pianeti e satelliti conosciuti fin’ora, emanano luce (propria o riflessa), mentre la materia oscura, come si evince dal nome, no. Per questo ci sono voluti più i trent’anni per provarne l’esistenza da quando venne ipotizzata per la prima volta.
Si cominciò a supporre che l’Universo fosse composto in gran parte di materia invisibile ai nostri occhi e ai nostri strumenti negli anni ’70. Si notò infatti che le leggi della fisica fino ad allora formulate si scontravano con le dinamiche dei dei corpi celesti e delle galassie. Secondo la fisica, le galassie conosciute avrebbero dovuto disperdere le stelle che le compongono per l’Universo, poiché la forza centrifuga generata dalla rotazione della galassia, risulta di gran lunga più forte della forza di gravita generata dai corpi celesti visibili che la compongono. Quindi si ipotizzò che esiste una grande quantità di materia sconosciuta che, con la sua forza di gravità, tiene unite le galassie.
Ma come si fa a fotografare qualcosa che non si vede? Gli astronomi non osservano soltanto le fonti da cui provengono le luci, ma hanno imparato anche a leggere i messaggi che la luce porta con sé.
La luce ci può dire a che distanza si trova un corpo celeste visibile e la direzione in cui “viaggia” rispetto a noi, ma ci può anche dire cosa incontra o avvicina nella strada che percorre per arrivare dalla fonte luminosa fino a noi.
La luce è formata da particelle che, in quanto tali, subiscono gli effetti della gravità. Grazie all’altissima risoluzione raggiunta nelle immagini del telescopio franco-canadese, si sono potute analizzare distorsioni della luce, (leggeri cambiamenti di traiettoria) dovute proprio all’interazione con la gravità dei corpi celesti di cui fino a ieri ignoravamo l’esistenza.
Secondo le stime, ottenute attraverso modelli matematici, la scienza fin’ora è stata in grado di individuare soltanto il 4% dell’Universo. Il restante 96% che ci è precluso alla vista e nasconde circa il 70% dell’energia presente nell’Universo. L’energia oscura scoperta e mappata dagli astronomi alle Hawaii, rappresenterebbe il 29% del totale.

Stargate Atlantis


Serie televisiva ben fatta e sicuramente apprezzabile da chi ama la Science Fiction. Unico accorgimento: stringere i denti per superare la prima serie ... Ottime le successive 4!